LE SINDROMI MIELODISPLASTICHE – MDS
Le sindromi mielodisplastiche sono un gruppo di tumori del sangue caratterizzate da alterata crescita delle cellula staminale mieloide. Le cellule staminali non sono più in grado di completare il loro processo maturativo in modo corretto e quindi si instaurano stati di anemia (bassi valori di emoglobina e globuli rossi), piastrinopenia (bassi valori di piastrine) e leucopenia (bassi valori di globuli bianchi) di gravità variabile. Esistono differenti tipi di sindromi mielodisplastiche sulla base delle caratteristiche cellulari e delle alterazioni genetiche delle cellule malate. Una terapia pregressa con farmaci chemioterapici o radioterapia aumenta il rischio di sviluppare questo tipo di malattie.
INCIDENZA
La SMD ha un’incidenza stimata che si aggira sui 2-10 casi l’anno per 100.000 persone. Sono tipiche dell’età avanzata, rare prima dei 50 anni. L’età media alla diagnosi si aggira sui 70 anni.
CAUSE E FATTORI DI RISCHIO
Ad oggi sono noti alcuni fattori di rischio in grado di aumentare le possibilità di sviluppare questa patologia:
- età avanzata
- il sesso maschile
- esposizione a determinate sostanze chimiche compresi tabacco, pesticidi, fertilizzanti e solventi come il benzene, metalli pesanti come mercurio o piombo
- trattamento pregresso con chemioterapia o radioterapia
Nonostante queste indicazioni non è però ancora possibile definire con certezza quale sia la causa della malattia, che sembra essere conseguenza di un progressivo accumulo di mutazioni e alterazioni genetiche dovute all’ esposizione agli agenti sopra menzionati. L’acquisizione di mutazioni genetiche determina la formazione di un clone neoplastico in cui le cellule del midollo non saranno più in grado di maturare in modo corretto. In una porzione rilevante di casi (30-40%) la malattia evolverà ulteriormente e si trasformerà in una Leucemia Mieloide Acuta. Secondo i criteri della World Health Organization – WHO- la LMA viene diagnosticata alla presenza del 20% di blasti nel midollo osseo.
SINTOMI E SEGNI
I sintomi riferiti sono spesso la conseguenza della ridotta produzione delle cellule del sangue, in particolare i pazienti possono riferire:
- stanchezza progressiva
- sensazione di fiato corto anche per sforzi lievi
- febbre e infezioni ricorrenti
- sanguinamento gengivale o epistassi ricorrenti, petecchie o ematomi agli arti superiori e inferiori
DIAGNOSI E CLASSIFICAZIONE
Per formulare una corretta diagnosi sono richiesti i seguenti esami:
- Esami del sangue: in particolare emocromo (spesso si osserverà la riduzione dei valori di emoglobina, globuli bianchi e piastrine). Si richiedono spesso ulteriori esami per escludere altre patologie, in particolare stati carenziali o situazioni acute o croniche infiammatorie o infettive (dosaggio vit. B12, folina, stato del ferro, dosaggio eritropoietina, PCR, TSH, indici di emolisi, dosaggio autoanticorpi)
- Valutazione osteomidollare: aspirato midollare con analisi morfologica, immunofenotipica, citogenetica e FISH e biopsia osteomidollare. Eventuali ulteriori analisi su midollo vengono richiesti in caso di studi clinici controllati
Le sindromi mielodisplastiche comprendono più patologie che vengono classificate secondo la WHO in base al numero di citopenie su sangue periferico, all’ analisi morfologica su midollo, al numero di blasti e alle alterazioni citogenetiche. Le sindromi mielodisplastiche sono: SMD con displasia unilineare o multilineare; SMD con delezione 5q; SMD con sideroblasti ad anello; SMD con eccesso di blasti di tipo 1 o di tipo 2; SMD non classificabile
PROGNOSI E DECORSO
La prognosi della malattia dipende dal alcuni fattori correlati al paziente (età, performance status e comorbidità) e altri correlati alla malattia. I principali fattori correlati alla malattia che definiscono gli score prognostici più utilizzati (IPSS, WPSS, IPSS-R) sono: numero di citopenie su sangue periferico, numero di blasti nel midollo, analisi citogenetica, fibrosi midollare.
In generale il decorso può essere distinto in quattro gruppi: cronico protratto – la malattia rimane stabile per lungo tempo, senza segni di peggioramento o evoluzione dei sintomi; cronico progressivo – l’andamento è comunque orientato alla lunga durata, ma con un lento peggioramento della sintomatologia e dello stato clinico della malattia; subacuto – caratterizzato da un progressivo peggioramento della malattia in un arco di tempo relativamente breve. L’evoluzione in LMA è molto frequente; acuto – la malattia peggiora rapidamente, la trasformazione in leucemia mieloide acuta (LMA) è praticamente certa ed avviene in tempi brevi.
TERAPIA
La terapia impostata dipende dal grado di severità della malattia, dagli indici prognostici, dall’età e dalle condizioni cliniche del paziente. Per alcuni paziente è sufficiente solo un monitoraggio clinico poiché le alterazioni dell’emocromo sono lievi. Le opzioni terapeutiche disponibili sono:
- Terapia di supporto: trasfusioni di globuli rossi o piastrine, chelanti del ferro per ridurre il sovraccarico nei pazienti che vengono supposti a numerose trasfusioni di sangue, agenti in grado di stimolare la sintesi di emoglobina (eritropoietina) o di globuli bianchi (G-CSF). Nei pazienti con anemia e con SMD a basso rischio spesso viene proposta la terapia con eritropoietina con somministrazione mono o bisettimanale per stimolare il midollo a produrre più globuli rossi.
- Terapia con farmaci biologici specifici: lenalidomide, farmaco immunomodulante utilizzato in particolare nelle SMD con delezione 5q; agenti demetilanti (azacitidina e decitabina) utilizzati nelle forme SMD ad alto rischio in grado di reindirizzare le cellule verso il loro normale sviluppo.
- Terapia immunosoppressiva: riservata a pazienti con caratteristiche midollari specifiche.
- Chemioterapia seguita da trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche: unica vera terapia curativa, terapia simile a quella utilizzata nella leucemia mieloide acuta riservata a pazienti giovani in buone condizioni cliniche affetti da SMD ad alto rischio di evoluzione in leucemia
In considerazione delle recenti scoperte in questo tipo di tumori, l’arruolamento in un trial clinico è una strategia terapeutica consigliata. Infatti l’utilizzo di nuovi farmaci è spesso limitato solo a pazienti arruolati in determinati studi clinici in quanto molte di queste medicine non sono ancora garantite dal nostro sistema sanitario nazionale.
Dottoressa Francesca Binda
Specialista Ematologa
UOC Ematologia, Ospedale di Legnano, ASST Ovest Milanese
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