Paolo è uscito dall’ospedale il giorno prima dell’incontro che abbiamo programmato con lui e la moglie Maria Luisa nella Residenza di Vimodrone.
È entrato al San Raffaele il 2 maggio, ed è rimasto dentro quasi quaranta giorni.
In tutto quel tempo necessario per curare una forma piuttosto rara di linfoma, che ha richiesto il trapianto, Maria Luisa è stata “a casa”, come dice lei.
Si è creata una vita di attesa, gli spazi della Casa, il lavoro a distanza, e gli stimoli offerti da un piccolo centro come Vimodrone che lei ha saputo e voluto cogliere, l’hanno distratta dalla preoccupazione. La malattia, certe malattie, sono viaggi difficili, bisogna imparare a conviverci per poi superarli. Paolo è contento di essere finalmente nella “sua casa” di Vimodrone, Maria Luisa è rassicurante (ha gestito bene le giornate e la paura), accogliente, ma pronta a tenersi piccoli momenti/spazi per sé. Questa mattina, per non disturbare Paolo, è venuta a fare yoga nella sala comune.
Paolo è di Trento, entrambi vivono là, ma per la forma di linfoma di Paolo era necessario andare a Milano. Il percorso è iniziato, sembra vada davvero tutto bene.
Nel luglio scorso, completamente a sorpresa, dopo un esame del sangue mi hanno diagnosticato un linfoma. Inizialmente non capivano bene di cosa si trattasse, poi hanno scoperto che si trattava di una forma piuttosto rara, che colpisce un caso su un milione. Inizialmente dovevo venire a Milano i primi di gennaio, però ci sono state delle complicazioni al fegato così è stato sospeso il ricovero e ho seguito delle cure. Una volta rimesso, siamo venuti a Milano e il 9 maggio sono stato sottoposto al trapianto.
La donatrice è la cugina di Paolo, con la quale hanno riscontrato un’alta compatibilità. Dopo è stata piuttosto dura: ha avuto febbre, malesseri intestinali, conseguenze che si sono protratte per alcune settimane, poi tutto è rientrato e Paolo è riuscito a uscire, finalmente. Avevano già contattato AIL Milano Brianza a dicembre 2024 per capire se c’era un alloggio, la Residenza di Vimodrone era in fase di ristrutturazione. Il rinvio del trapianto ha consentito loro di poter entrare nella nuova Casa. “Sono stati gentilissimi, mi hanno tenuto l’appartamento per il periodo in cui sono rimasto in ospedale. Maria Luisa era già qua, c’è rimasta tutto il tempo”, dice Paolo.
Maria Luisa racconta con emozione i primi tempi di Paolo in ospedale.
Tutti i giorni passavo da mio marito per vedere se aveva bisogno. Fin da subito mi hanno permesso di entrare nella sua camera in ospedale.
I primi giorni sono stati un pochino complicati: il primo giorno, sarà stata l’agitazione, non riuscivo a chiudere né ad aprire il lucchetto dell’armadietto per lasciare le mie cose (bisogna proteggere i pazienti lasciando tutto in un armadietto e poi vestendosi in modo asettico). Mi sono messa a guardare cosa facevano gli altri e mi sono comportata di conseguenza.
Oggi però è un nuovo giorno, Paolo è al suo fianco, dopo diverse settimane.
Adesso dobbiamo creare nuove abitudini. Stamattina sono andata in farmacia a prendere la crema solare (gli hanno detto di non uscire nelle ore di sole, di girare con il cappellino) e il termometro, perché mattina e sera si deve misurare la febbre….Dobbiamo ritrovare una quotidianità, un ritmo.
La previsione dei medici è abbastanza chiara: si parla di almeno altri 4 mesi, di trascorrere l’estate a Vimodrone, ma questo non sembra essere nemmeno un grande problema. Paolo ha approfittato dei giorni “buoni” in ospedale per mettere a posti gli arretrati e fare formazione (il lavoro dice di non essergli mancato più di tanto).
Maria Luisa non ama lo smartworking ma è sicuramente stato utile poterne usufruire per garantire continuità al suo lavoro (è un’informatica, come Paolo, si sono conosciuti in Università a Milano): occupare il tempo fa anche bene alla testa.
Ho sentito anche molto forte il sostegno dei miei colleghi, dice lei. Anche lavorare aiuta a non fare brutti pensieri. Non tutte le cose che faccio al lavoro mi piacciono però mi emoziono ancora, mi tiene tanto impegnato anche con la mente. Vediamo se mi danno la proroga dello smartworking…
A Trento hanno lasciato i gatti e l’orto. I figli sono grandi (25 e 28 anni) e in giro per l’Italia. Paolo dice di non avere “il pollice verde” come la suocera, però gli piace molto occuparsi del suo appezzamento. Ho seminato di tutto, rapanelli, rape rosse, zucchine, cetrioli abbiamo anche una piccola parte con i fiori e con le piante officinali. Ma è più un impegno e un costo che un guadagno, dice sorridendo: si capisce che è proprio una passione, che racconta di aver ereditato dal padre.
I gatti sono un po’ tristi, ovviamente, anche se c’è qualcuno che li cura. Quando Maria Luisa è tornata a casa per le votazioni del referendum li ha lasciati entrare in casa (da quando si è ammalato Paolo hanno evitato che si avvicinassero troppo per precauzione). Quando sono a casa continuano a miagolare, sembra quasi che ti facciano dei discorsi… e poi ti seguono ovunque.
Vimodrone per Maria Luisa (Paolo sta cominciando a guardarsi intorno adesso) è stata una scoperta molto piacevole.
A parte la casa, che è in una posizione centrale e ha tutto a disposizione, ci sono la farmacia, il baretto, il panificio, c’è la Martesana qui vicino, si possono fare delle belle passeggiate, sembra una cittadina delle dimensioni umane. Un’altra cosa carina di Vimodrone è la piazza vicino alla fontana: ci sono le panchine e la sera, al fresco, puoi metterti lì a leggere e stai bene. Qua di fronte poi c’è anche la biblioteca. Noi conoscevano già sia Milano che l’hinterland, io avevo lavorato un anno a Lissone, ma abbiamo preferito andare a Trento per vivere nella natura. Comunque vivrei anche in una realtà come Vimodrone, ha veramente dimensioni umane.
Paolo sta cominciando anche a conoscere meglio Casa AIL.
Ci sono begli appartamenti e bei spazi comuni, si sta proprio bene, mi sono trovato subito bene. È pensata con dei dettagli su misura per persone come noi, studiata proprio molto bene.
Maria Luisa è ormai una vera e propria “padrona di casa”.
Avere questo posto ci ha tolto tutta una serie di problemi. È comodissimo per andare in ospedale, non potremmo chiedere di meglio.
Abbiamo anche conosciuto un’altra coppia: potremmo pensare di fare delle cose insieme, guardare qualcosa in televisione insieme, giocare a burraco… Adesso dobbiamo creare nuove abitudini.