armatura
AIL Milano torna in questi giorni a parlare a Milano. E questa volta lo fa rivolgendosi direttamente alla città, e ad ognuno di noi. Dopo le prime due campagne che affrontavano il tema della lotta contro la leucemia raccontando il dolore, il senso di vuoto, la paura e la sfida di chi si ammala e di chi gli sta vicino, oggi abbiamo scelto di raccontare un altro modo di essere malati. Parlando di un male persino peggiore della leucemia: l’indifferenza.
Di leucemia, per fortuna, si guarisce. Di indifferenza, purtroppo, si uccide. Si uccidono nuove possibilità di cura, nuove possibilità di accoglienza, nuovi modi di assistere e di sostenere i malati, nuove scoperte, nuovi traguardi. Parlando con i  responsabili di AIL Milano per la creazione della nuova campagna, abbiamo capito quanto la prima lotta che le associazioni, i medici e i volontari devono sostenere ogni giorno sia la necessità di raccogliere fondi, di far conoscere, di far reagire. E quanto il voltarsi da un’altra parte sia pericoloso.
Abbiamo allora cercato un simbolo immediato e potente che potesse raffigurare il diniego, la chiusura, l’indifferenza. E crediamo di averlo trovato. Un’armatura, una corazza. Raffigurazione di un volersi così tanto proteggere che nulla può passare. Certo non il dolore. Ma nemmeno la commozione, la comprensione, l’empatia. Siamo così tanto abituati a difenderci, oggi. A chiuderci dentro un bozzolo protetto dentro il quale è più facile non sapere, non sentire, non decidere. E soprattutto, non aiutare. Non è un’accusa. Capita ogni giorno anche ognuno di noi. E’ forse, purtroppo,  un modo di vivere a cui siamo sempre più abituati.
Speriamo però, con questa nuova campagna, di riuscire a penetrare la corazza. Di entrare, non con violenza ma con forza, oltre il muro di difesa che le città e i cittadini si costruiscono contro il male. E di trovare un varco per spiegare, informare, creare attenzione. La leucemia ha ancora un prezzo molto alto e noi siamo sicuri che c’è molta gente che ha la volontà, e il cuore, di darci una mano a pagarlo. A volte, per vincere una guerra, basta togliersi per un attimo l’armatura.

Michela Sartorio, Nadler Larimer & Martinelli

 

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