Arrivano dal congresso della Società europea di oncologia medica i risultati di uno studio di fase I che ha utilizzato le cellule CAR-T su tre pazienti con mesotelioma pleurico, il tumore associato all’amianto. Mostrano che si tratta di una strada percorribile.

CAR-T contro il mesotelioma: una strategia possibile e ben tollerata. È così che Alessandra Curioni Fontecredo, ricercatrice italiana, responsabile del Gruppo Tumori Toracici presso il Dipartimento di Oncologia ed Ematologia all’ospedale universitario di Zurigo racconta la ricerca appena presentata al Congresso europeo di Oncologia medica (Esmo) che si è da poco concluso a Barcellona. Uno studio piccolo, condotto su appena tre pazienti con mesotelioma pleurico maligno, ma che segna una nuova possibile strada da percorrere contro questa malattia.

Il mesotelioma pleurico maligno, per cui l’esposizione all’amianto è il principale fattore di rischio, è una malattia difficile da trattare. La sopravvivenza media è di circa un anno, e a cinque anni dalla diagnosi è tra il 7 e il 9%. Già da qualche tempo alcuni ricercatori sono al lavoro per capire se la tecnologia delle cellule ingegnerizzate contro i tumori del sangue, le CAR-T, possa rappresentare un’arma utile anche in questa neoplasia. Al congresso dell’American Association fort Cancer Research (Aacr), solo qualche mese fa, alcuni scienziati mostravano i risultati incoraggianti contro questo tipo di tumore toracico, prendendo di mira con CAR-T la mesotelina. Oggi a rilanciare, con estrema cautela, il messaggio, è lo studuio di Curioni e colleghi, realizzato anche grazie al sostegno della lega svizzera contro il cancro: “Abbiamo somminsitrato le CAR-T, sviluppate in collaborazione con l’Università di Zurigo, a tre pazienti con mesotelioma pleurico, all’interno di uno studio di fase I”, racconta la ricercatrice. Il recettore chimerico utilizzato (“montato” sui linoficit T e in grado di riconoscere le cellule tumorali) prende di mira una molecola nota coma FAP, acronimo di fibroblast activating protein: “Questa molecola è espressa in molti tumori epiteliali, come quelli del colon o dell’ovaio, ed è molto presente in particolare nei mesoteliomi: si trova in circa l’80% dei casi”, va avanti Curioni.

L’idea di partire proprio dai mesoteliomi, continua la specialista, è che in questo caso i ricercatori possono procedere con una terapia locale, con iniezione delle cellule CAR-T direttamente a livello della cavità toracica. “Non possiamo dir nulla circa l’efficacia della terapia, anche perché i pazienti inclusi nello studio sono stati sottoposti a chemioterapia prima e dopo la somministrazione delle CAR-T, ma dal punto di vista della sicurezza non abbiamo riscontrato effetti collaterali gravi né tossicità collegate alle cellule infuse”. Dei tre pazienti trattati, continua Curioni, uno è vivo a un anno dal trattamento e un altro a due anni. “Al momento questo studio, il primo in Europa sui tumori solidi, è stato interrotto, ma stiamo lavorando per ottimizzare il recettore chimerico, per esempio tramite l’aggiunta di altre molecole di stimolazione e speriamo di avviare una nuova sperimentazione il prossimo anno”.

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