Secondo la definizione della Organizzazione Mondiale della Sanità, le cure palliative rappresentano “un approccio che migliora la qualità di vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano di fronte a problemi connessi a malattie a rischio per la vita, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza, per mezzo di una precoce identificazione e di ineccepibili valutazioni e trattamenti del dolore e di altri problemi fisici, psicosociali e spirituali”. Attraverso un controllo attento e puntuale dei sintomi della malattia e delle sue ricadute psicologiche e sociali, le cure palliative hanno come obiettivo primario il miglioramento della qualità di vita dei pazienti.

Le cure palliative, come vera e propria disciplina a sé stante, hanno preso avvio a metà degli anni ‘60 in ambito oncologico, grazie alla dedizione e alle iniziative di Cecily Saunders, un’infermiera inglese che si è poi laureata in Medicina. Il primo Hospice del mondo, il St Christopher Hospice di Londra, fu fondato da Cecily Saunders e inaugurato nel 1967. Da allora le cure palliative si sono progressivamente sviluppate in tutto il mondo, Italia compresa, soprattutto in ambito oncologico. In Italia un passaggio fondamentale verso lo sviluppo delle cure palliative sul territorio nazionale è stata la Legge n. 38 del 2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”), attraverso la quale il legislatore ha inteso tutelare il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore.

 

Da allora sono stati fatti molti progressi: è cresciuto il numero di strutture dedicate alle cure palliative residenziali (Hospice) e si sono moltiplicate le strutture dedicate alle cure palliative domiciliari. Le unità di cure palliative sono ormai sparse su tutto il territorio nazionale, grazie anche al contributo fondamentale della Società Italiana Cure Palliative (SICP) e della Federazione Italiana Cure Palliative (FICP). Lo sviluppo delle cure palliative in ambito oncoematologico, tuttavia, ha incontrato nel corso del tempo diverse difficoltà strettamente legate a caratteristiche peculiari dei pazienti, nei quali spesso sussistono condizioni cliniche tali da richiedere un fabbisogno assistenziale mirato, come ad esempio un frequente supporto trasfusionale. Inoltre, nei pazienti con malattie oncoematologiche non esiste una correlazione stretta tra “malattia avanzata” e “inguaribilità”, tanto che spesso la valutazione prognostica è correlata più alle caratteristiche biologiche che allo stadio della malattia.

D’altra parte vi sono ormai evidenze certe che un’integrazione precoce con le cure palliative migliora sensibilmente la qualità di vita, spesso portando anche a risultati migliori rispetto alle terapie attive, compreso il trapianto di cellule staminali emopoietiche.

Grazie al supporto di AIL Milano, che finanzia in maniera totale e indipendente un contratto libero professionale per un medico palliativista, questo nuovo progetto messo a punto nell’ambito dell’Ematologia dell’Ospedale Policlinico di Milano in stretta collaborazione con l’Unità di Cure Palliative dell’ASST Nord Milano, ha l’obiettivo di offrire il servizio di cure palliative ad un numero sempre maggiore di pazienti affetti da tumori del sangue e potenziare l’accesso alle cure palliative domiciliari per i pazienti che si trovano nella fase più avanzata della malattia. La simultaneità delle cure palliative, in stretta associazione alle cure attive – sia farmacologiche che di supporto – si caratterizza come un approccio innovativo, attraverso il quale i pazienti possono essere sottoposti ad una valutazione precoce di bisogni specifici da parte dell’equipe dei medici di cure palliative, in collaborazione con gli specialisti ematologi del Policlinico. In seguito a tale valutazione, vengono istituiti percorsi di assistenza e cura concordati e personalizzati, da condurre sia in ambito ospedaliero che a casa dei pazienti, attraverso una presa in carico globale. Idealmente, nei pazienti con un carico di sintomi particolarmente gravoso, la presa in carico potrà iniziare fin dal momento della diagnosi, per proseguire lungo tutto il percorso di cura.

In questo contesto, il progetto prevede l’implementazione di un canale di consulenza dedicato anche all’interno dell’Ospedale Policlinico, sia in ambito ambulatoriale che nelle degenze, ivi compresa quella dei pazienti sottoposti a trapianto di midollo. Si tratta di un progetto “pilota”, certamente ambizioso, ma anche entusiasmante, fondato su presupposti solidi e su una collaborazione interdisciplinare collaudata e continuativa, nel quale sono stati pianificati dei passaggi di rivalutazione finalizzati al miglioramento continuo di un’offerta assistenziale a tutto campo, di carattere simultaneo, con l’augurio che possa gradualmente estendersi anche alle Ematologie degli altri Ospedali della Città e della Provincia.

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