“…È stato straziante, ma allo stesso tempo incredibile vedere i progressi delle terapie contro il cancro”. E ancora “… è questo lavoro pionieristico che consente al progresso in questo campo di compiersi e permette di salvare vite in futuro”. È stato accolto così, a leggere i commenti postati su Mumsnet, sito britannico che ospita forum di genitori, il debutto del documentario “War in the Blood” della Bbc dedicato a CAR-T, la nuova frontiera dell’immunoterapia. Il documentario racconta la storia di due pazienti leucemici che si sono sottosti a una sperimentazione clinica con le cellule armate in laboratorio per combattere il cancro.
Dopo due anni di riprese presso l’University College Hospital e l’University College London, la storia che la Bbc porta sugli schermi – prodotta dalla Minnow Films for BBC Two e diretta da Arthur Cary – è quella di Graham e Mahmoud, un 53enne e un 18enne malati terminali, per cui la sperimentazione con CAR-T era diventata la loro unica possibilità. Anche al momento infatti, e malgrado i centinaia di trial in corso, CAR-T sotto molti aspetti va ancora considerata una terapia sperimentale, e anche nelle indicazioni approvate (per alcune tipologie di tumori ematologici) non lo è come prima linea di trattamento. Ed è proprio la natura sperimentale della terapia a essere al centro del documentario, con la possibilità, non la certezza, di poter trovare una cura come no, insieme a tutte le problematiche legate alla somministrazione della terapia. Perché la terapia è sì promettente ma presenta anche rischi e incognite, come raccontano altri pazienti, che pure ad oggi sono vivi e hanno vinto la malattia grazie alle cellule ingegnerizzate contro i tumori.
“Partecipare alla sperimentazione potrebbe essere splendido, o potrebbe uccidermi”, come è stato purtroppo, racconta Graham nel documentario. Insieme a Mahomoud hanno partecipato a uno studio clinico di fase 1, una sperimentazione negli esseri umani il cui obiettivo principale è principalmente di testare la sicurezza di un trattamento.
“Non abbiamo mai garantito che avremmo avuto delle risposte, avevamo la speranza di vederle ma questo studio è stato progettato per testare la presenza di tossicità associate all’infusione delle cellule”, ricorda anche Claire Roddie dell’UCL Cancer Institute. Come la sindrome da rilascio di citochine, la “peggiore influenza che puoi immaginare” o un’ irritazione del cervello ancora non del tutto compresa, avrebbe spiegato a Graham prima dell’infusione delle cellule: “Credo che sia andato incontro a tutto questo ad occhi aperti, anche se forse non puoi avere i tuoi occhi completamente aperti”. Mentre è essenziale che lo siano il più possibile quelli dei clinici: “Se sei uno scienziato devi rimanere oggettivo – aggiunge Martin Pule, lo scienziato a capo del programma su CAR-T presso l’University College London – non vuoi prendere decisioni sbagliate perché offuscato dalle emozioni. Pensa con la testa non con il cuore”.
Font: Repubblica