Claudio colpisce per la sua affabilità. Ha un sorriso aperto e una grande vitalità che comunicano energia e positività. Dalla scorsa primavera – con la sua 600 color panna – accompagna in ospedale i pazienti che devono essere sottoposti a terapie in day hospital per poi riprenderli, in tarda mattinata o nel pomeriggio, e riportarli a casa. Claudio, che oggi ha 64 anni, ha conosciuto AIL molto tempo fa, dopo essere andato in pensione piuttosto giovane, e non per scelta personale. A 46 anni si è ritrovato senza lavoro e senza un’identità precisa, quindi ha deciso di tenersi impegnato aiutando un amico a fare qualche consegna. Era il 2001 e tra i clienti dell’azienda c’era anche AIL Milano. Per molto tempo Claudio ha continuato a collaborare con l’Associazione, recapitando buste e pacchi, ma da alcuni mesi la sua vita è completamente cambiata.

Attualmente – spiega – il mio servizio consiste nell’accompagnare i pazienti nei reparti di ematologia degli ospedali cittadini. Alcuni sono un po’ più gravi e, allora, durante il tragitto, devo sempre assicurarmi che siano a proprio agio e che il trasporto non crei loro qualche problema dal punto di vista fisico. Poi, ci sono persone che reagiscono meglio alle cure. Per esempio, c’è una ragazza giovane, vitale ed estroversa, con cui parlo di tutto, senza mai entrare però nel merito della malattia». Questo nuovo servizio di accompagnamento è stato istituito da AIL Milano lo scorso aprile ed è riservato ai malati meno abbienti, non residenti a Milano, che non possono contare sulla collaborazione di parenti e familiari per i tragitti casa-ospedale.

È un ulteriore aiuto che si affianca alla possibilità di ricevere rimborsi per le spese di trasporto – in taxi o in Croce Verde – offerta da AIL ai pazienti con maggiori difficoltà economiche. «Quando c’è la necessità di un accompagnamento – continua Claudio – è il paziente a chiamarmi direttamente. Mi sto rendendo conto che quello che faccio mi fa sentire utile e stare meglio con me stesso. Mi sembra di ringiovanire, perché in genere la vecchiaia rischia di farti vedere tutto quello che ti circonda in modo negativo: ti senti estromesso da tante situazioni che prima ti davano la sensazione di far parte di qualcosa, al di fuori del tuo piccolo quotidiano. Invece, io sto bene: so di essere impegnato in qualcosa di molto importante sia per me, sia – e soprattutto – per le persone che accompagno. Ci sono pazienti per i quali mi alzo alle sei del mattino, così da arrivare puntuale alle sette in ospedale. Ma lo faccio molto volentieri, perché è questo che desidero»

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